Sostenibilità ambientale: come valutarla?
Sostenibilità ambientale: come valutarla?
Un utile vademecum su cui riflettere. A partire dal fatto che efficienza e energetica non sempre fa rima con eco efficienza.
Uno dei temi più complessi e scottanti del comparto tecnico-scientifico? Probabilmente parametrizzare la sostenibilità ambientale dei manufatti edilizi. Infatti, la scelta del sistema di valutazione, l’analisi e il raffronto dei dati è quanto di più complesso si possa trovare. I modelli presenti sono decine tra quelli nazionali, esteri e quelli esterina-zionalizzati, che ormai le dita di due mani faticano a contare. Quale scegliere? Qual è quello idoneo? È difficile definirne uno “giusto”.
Si sta di fatto creando molta confusione soprattutto sui risultati ottenuti dai sistemi di valutazione che, anche se supportati da esimi comitati scientifici, portano a impostazioni di tendenza dove la qualità ambientale spesso viene considerata marginalmente. Anche se differenti, tutti i sistemi si basano su una valutazione attraverso l’assegnazione di punteggi rispetto a indicatori riconducibili a quattro categorie: rapporto tra organismo edilizio e contesto d’intervento, uso razionale delle risorse, efficienza energetica, benessere e comfort interno.
Queste tematiche sono difficilmente rapportabili e il problema è proprio il confronto tra differenti sistemi. Lo scarto del 5%, che si trova come vincolo nei sistemi di certificazione energetica delle varie regioni d’Italia rispetto al sistema nazionale, fa abbozzare un sorriso amaro visto che è impossibile dare un dato di raffronto e si crea il paradosso dove un edificio analizzato con due diversi sistemi può risultare virtuoso o tutto l’opposto. Nell’immaginario collettivo queste complicazioni portano a una drastica semplificazione che si configura nell’uguaglianza: efficienza energetica = eco-efficienza. Un’errata convinzione che porta a considerare un edificio ben isolato e costruito con materiali “naturali” un edificio sostenibile: una visione ben lontana dalla realtà. Il primo errore è considerare la sola energia consumata nella fase d’uso e gestione dell’edificio non considerando quanto si è speso nella produzione, nel trasporto dei materiali e la loro durata. Il secondo è considerare “naturale” tutto il materiale classificato come tale solo perché accompagnato da dichiarazioni che spesso usano escamotage commerciali.
Per una corretta valutazione bisogna considerare l’intero ciclo di vita dell’edificio tenendo conto di questi aspetti:
- la richiesta d’energia e l’impatto sull’ambiente per la produzione dei materiali, unitamente a quella di trasporto dal sito di produzione;
- l’energia consumata durante l’uso e la gestione del complesso edilizio;
- l’energia necessaria per la dismissione e il riciclo dei componenti.
Per questo bilancio è necessario reperire una gran mole di dati, che spesso non sono di facile accesso se non in forma di banche dati o valori medi, stimare la durabilità dei materiali, e infine il conclusivo smaltimento e/o riciclo. Solo un’analisi di questo tipo, definita LCA – Life Cycle Assessment, prospetta un quadro completo, esaustivo e decisamente confrontabile.